Depressione

“Quando non c’è la luce in fondo al tunnel impariamo ad usare la torcia”

Dipendenza affettiva

“Non posso stare senza te!”

Disturbi sessuali

“Quando parlare di quello che succede sotto le lenzuola NON deve essere un tabù”

Disturbi psicosomatici

“il corpo e le emozioni…che siano poi la stessa cosa?”

Ansia e panico

“Sono davvero dei nemici?”

Fobie e ossessioni

"Quando il controllo diviene una prigione?"

Gestione della rabbia

“Quando vuoi spaccare tutto ricorda che il primo a rompersi sei tu”

Abuso di sostanze

“Smetto quando voglio… ma sempre domani”

Depressione

“Quando non c’è la luce in fondo al tunnel impariamo ad usare la torcia”

La Depressione è un sintomo serio e va preso in considerazione esattamente come qualunque altro stato di allarme psico-corporeo. Sentirsi tristi ogni tanto fa parte del normale evolversi degli umori quotidiani e delle fasi della vita, ma quando lo stato di tristezza diviene un sottofondo costante, che in qualche modo rende tutto ciò che accade privo di senso e di valore, come se tanto non ci fosse alcuna speranza di sentire la pienezza della vita, allora parliamo di uno stato depressivo. Il senso di tristezza è talmente pervasivo da incidere significativamente sulla qualità della vita. Si perde interesse e desiderio per ogni cosa e lentamente si crea un ritiro sociale sempre più marcato e un senso di stanchezza cronica che impedisce qualsiasi spunto di attività. Altre volte questo disagio si nasconde dietro a comportamenti di estrema iperattivazione e agitazione costante, oltre che una marcata reattività emotiva.

Ma cosa è la depressione? Quando si arriva a sperimentare questo sentimento così oscuro? Ognuno ha i suoi motivi, ma a volte il motivo è talmente antico che non si ricorda neanche più. E allora è necessario entrare nel buio della tristezza, nel tunnel che sembra senza uscita, semplicemente portandosi una torcia per osservare cosa si trova al suo interno, per scoprire quali strade porti percorre l’interno del tunnel. In qualche modo si diviene “archeologi di sé stessi” e si possono ritrovare reperti molto antichi, che necessitano di tornare alla luce, insieme a voi. La psicoterapia permette di entrare nel rischio di percorrere il buio e di cercare con gli strumenti giusti, come quelli necessari ad ogni esploratore.

Dipendenza Affettiva

Non posso stare senza te!”

Quante volte avremo ascoltato queste parole, ma soffermandoci sul significato letterale quanto è ambigua questa affermazione? Da una parte infatti ostenta il Grande Amore senza il quale romanticamente non si può sopravvivere, ma al tempo stesso dichiara apertamente la dipendenza affettiva, ossia quello stato psicologico per cui il centro della propria vita è spostato al di fuori di sé, per l’appunto nel partner. Non ci sente interi se l’altro non è con noi, non si sente di avere mai la sicurezza di sé stessi ma neanche dell’altro, nel momento in cui si ci deve separare. Allora lo stato di ansia pervade il corpo e la mente e non si calmerà fino a quando non ci si potrà di nuovo ricongiungere. Questa condizione spesso non permette alla persona che la sperimenta di godere pienamente del rapporto che sta vivendo, perchè costantemente preoccupato dal bisogno di conferme e dall’ansia di separazione.

Un percorso psicoterapeutico può essere utile per comprendere questo sentimento di dipendenza e trasformarlo in amore per sé stessi e per l’altro, così da costruire una relazione di fiducia che possa rimettere la persona al centro della propria vita.

 

Disturbi Sessuali

“Quando parlare di quello che succede sotto le lenzuola non deve essere un tabù”

I disturbi sessuali possono riguardare la sfera del desiderio, dell’eccitazione e dell’orgasmo, oppure possono riguardare la comparsa di dolore associata al rapporto sessuale. Possono manifestarsi a partire da un certo momento della vita in modo costante, o comparire all’imporvviso e solo in alcune circostanze. Le cause possono riguardare componenti intrapsichiche, ossia prettamente collegate con il vissuto individuale, come ad esempio l’idea di dover essere capaci di funzionare sessualmente con chiunque in qualunque situazione, o come sintomo di difesa dall’ansia. Oppure le disfunzioni sessuali possono avere origine da componenti diadiche, ossia riguardanti la relazione con il partner. In questo senso possono essere presenti sentimenti di rifiuto, discordia, mancanza di fiducia, lotte di potere o una comunicazione carente, se non totalmente assente. Tutti fattori che se non affrontati apertamente contribuiscono alla cronicizzazione delle difficoltà sessuali.

In ogni caso l’importante è parlarne, oltre che con il partner o con un amico, con uno specialista che potrà aiutarvi nell’individuare la natura del problema e indirizzarvi nella possibilità di intraprendere un percorso volto alla risoluzione dello stesso.

Disturbi Psicosomatici

“il corpo e le emozioni…che siano poi la stessa cosa?”

La psicosomatica comprende la visione circolare di psiche e soma, di mente e corpo. Questo implica che non ci sia un effetto lineare di causa-effetto, quanto una reciproca costante omeostatica influenza, poichè parte della stessa cosa: è l’equilibrio tra tutti i nostri stati fisiologici e psicologici che determina la nostra salute e il nostro benessere. Quando questo viene a mancare per qualsiasi motivo (concreto e materiale, o percepito come vissuto psichico), si crea appunto uno squilibrio che spesso si trasforma in un sintomo e a volte, in una malattia.

Sono molte le malattie che nello specifico sono state considerate di origine psicosomatica e questo quando appunto non trovando la causa organica ci si è ricordati del versante psicologico. Come abbiamo visto l’unione delle due cose è imprescindibile e pertanto ad ogni aspetto organico corrisponde un espressione della psiche e viceversa ogni espressione dell’anima ha effetto sul corpo. Se siamo tristi abbiamo un basso livello di serotonina, se siamo innamorati proviamo scariche di adrenalina e ossitocina che ci esaltano e rilassano al tempo stesso. Così se abbiamo una malattia il nostro umore ne risente e se siamo spesso di umore depresso o sotto stress il nostro sistema immunitario si indebolisce.

Un percorso volto alla conoscenza del sintomo e di ciò che porta al suo interno, come aspetto unico del vissuto intimo per ciascuna persona, è ciò che può aiutare nella gestione, se non nella risoluzione, di uno stato di disagio psicologico associato ad uno stato sintomatico di natura prettamente psicosomatica.

Ansia e Attacchi di Panico

“Sono davvero dei nemici?

Quando pensiamo all’ansia o addirittura al panico associamo immediatamente immagini e sentimenti tendenzialmente percepiti come negativi, come insofferenza, agitazione, paura o terrore.

L’ ansia è un’emozione che a livello psicobiologico è attivata da un segnale di pericolo che si traduce nell’attivazione del sistema attacco-fuga, (quello che in modo arcaico ci ha permesso di sopravvivere migliaia di anni). È pertanto utile riconoscere la funzione primaria che ha questo stato psico-fisico per comprendere come un livello adeguato di ansia sia ciò che permette uno stato di sopravvivenza ottimale. Se l’ansia non esistesse non avremmo mai alcuna percezione di pericolo, mettendo a rischio in modo esponenziale la nostra vita; al tempo stesso se il livello di ansia fosse troppo elevato l’azione verrebbe bloccata al punto da creare l’impossibilità di agire nel mondo, compromettendo notevolmente la qualità della vita dell’individuo.

Come imparare quindi a gestire l’ansia? Intanto prima cosa non giudicandola!

Esistono vari tipi di ansia: ansia da separazione, il mutismo elettivo, l’ansia legata a situazioni sociali, di giudizio o di prestazione, l’agorafobia o la claustrofobia, l’ipocondria, l’ansia generalizzata.

Credo che ogni individuo abbia un vissuto legato alla sua specifica ansia e solo vedendo in questo senso il significato che porta questo stato di allarme costante può essere accolto e quindi modificato. Un percorso psicoterapeutico può aiutare la persona a gestire la propria ansia aumentando nettamente la qualità della vita e il benessere individuale.

Ansia e Attacchi di Panico

“Sono davvero dei nemici?

L’attacco di panico è caratterizzato da un’improvvisa accellerazione delle funzioni vitali, come la respirazione, le pulsazioni, il battito cardiaco, che avvicina, la persona che lo sperimenta, alla sensazione di morire. 

Il panico che caratterizza questo stato prende nome dal mito del dio Pan un satiro, metà uomo metà capra, figlio del dio Hermes e di una ninfa, è visto come dio pagano dei boschi, simbolo della sessualità istintiva e promiscua. Il termine “timor panico” nasce dal fatto che terrorizzava con i suoi rumori inquietanti, associati ai sibili del bosco e al fatto che tentava di violentare ogni ninfa. Causava terrore grazie anche al suo aspetto caprino, più tardi associato alla figura di lucifero. Ma al tempo stesso il dio Pan emanava e liberava energie orgiastiche e dionisiache che fluivano in una sessualità libera, gli si attribuisce inoltre l’invenzione del flauto. 

In qualche modo potremmo associare nel disturbo da attacco di panico un energia che si libera senza controllo, che nel momento stesso che rende la persona sul procinto di morire la rende anche consapevole di essere viva. 

In questo caso un percorso di psicoterapia è volto primariamente a liberare l’energia in modo consapevole, attraverso lavori di respirazione e sviluppo delle capacità di controllo e auto-regolazone, sarà inoltre utile per dare senso e significato al vissuto e alla motivazione che ha portato alla manifestazione di questo sintomo.

Fobie e Ossessioni

Quando il controllo diviene una prigione?

Spesso nella vita quotidiana sperimentiamo alcune “piccole” fobie o ossessioni, come lo schifo per gli insetti o l’esigenza di una casa ordinata (secondo il nostro particolare ordine ovviamente) ma quando invece le paure e le ossessioni diventano tali da compromettere significativamente la vita della persona possiamo parlare di un disturbo molto serio e invalidante. Il contatto con il mondo esterno può divenire una costante fonte di minaccia e di pericolo tale da ridurre notevolmente le interazioni sociali, fino ad intaccare la possibilità di svolgere attività lavorative e di qualunque altra tipologia.

Le fobie divengono allora qualcosa di paralizzante, il blocco dell’azione è totale, la paura è più forte, come è più forte il bisogno di compiere il proprio rituale nel caso che sia presente un pensiero ossessivo da dover esorcizzare.

La psicoterapia può essere allora un modo per cercare di ricordare dove siano le chiavi che il carceriere, che è anche prigioniero di sé stesso, ha nascosto così abilmente.

Gestione della Rabbia

“Quando vuoi spaccare tutto ricorda che il primo a rompersi sei tu”

La rabbia è un’emozione di base, come la gioia, la tristezza o la paura, e così come tutte le altre emozioni va compresa ed accettata. Il problema sorge nel come si manifesta e sul tipo di effetto ha sia sulla persona che la sperimenta che sull’oggetto della rabbia. A volte può essere difficile da gestire proprio per la sua irruenza esplosiva, fuori controllo: quando sale il sangue al cervello, quando si diviene ciechi e sordi, quasi posseduti da una forza demoniaca che sente come unico impulso quello di urlare, scalpitare e distruggere.

Solitamente questa condizione lascia a chi la vive un sentimento di rammarico, vergogna e senso di colpa, che costantemente al primo stimolo avversivo si ritraduce in una nuova esplosione di rabbia. Questo stato emotivo procura molta sofferenza e intacca notevolmente la qualità delle relazioni dell’individuo che ne soffre.

È possibile imparare a gestire la propria rabbia e contenere le reazioni spropositate attraverso un percorso di consapevolezza che mira ad avere sempre maggior controllo di ciò che si sta provando e di come esprimerlo nel modo più efficace. È importante dare ascolto ai segnali del corpo e agire consapevolmente in congruenza con le proprie reazioni: se sono agitato sentirò accellerare il battito cardiaco e la respirazione si farà più corta, questo porterà ad ossigenare meno il cervello e a sentirmi meno lucido. Anche solo imparare a respirare può disattivare l’accellerazione fisiologica e riportare la mente ad uno stato di maggiore calma. 

Un percorso psicoterapeutico potrà inoltre aiutare la persona a dare significato alle proprie reazioni emotive comprendendo anche da dove abbiano avuto origine e quale sia la natura del dolore che si nasconde dietro a questo sentimento distruttivo. In questo modo non si sentirà più il bisogno di “rompere tutto”, oggetti e relazioni, rischiando ogni volta di sentirsi per primi in frantumi, perchè in fondo la rabbia distrugge di chi se la porta.

Abuso di Sostanze

“Smetto quando voglio… ma sempre domani”

L’abuso di sostanze è spesso solo la punta dell’iceberg, la dipendenza nasconde in una sola facciata, quella del tossicodipendente, un mondo interiore non visto e non ascoltato, una mancanza di amore così grande da essersi trasformata nel bisogno di una sostanza, la qualunque, che colmi quel vuoto così vertiginoso che appare come un abisso senza fondo. E non pensare è la prima cosa che qualunque sostanza stupefacente procura al suo consumatore, inebriando, ottundendo, esaltando, distorcendo, annebbiando ogni tipo di percezione e annullando così il contatto con il vuoto, che costantemente riappare ad ogni risveglio dallo sballo, più grande di prima.

È necessario ritrovare il contatto con sé stessi e ascoltare quello che non si è mai voluto sentire nel profondo del proprio abisso. Qualche voce richiama l’attenzione ed è giusto dargli ascolto nel modo più costruttivo … certo, solo se si voglia smettere oggi e non domani!